41° New York City Marathon - 20° Posto Assoluto - 1° Europeo

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Un Sogno Ad Occhi Aperti...

mercoledì 5 febbraio 2020

Mizuno Wave Sky 3 - Si Volta Pagina con XPOP

A primo impatto non puoi che pensare: "...però è molto bella!"
In un periodo molto fiorente di novità nel mondo del Running, iniziato circa dieci anni fa quando era stata lanciato un nuovo concetto di intersuola reattiva dal mio ex sponsor tecnico, tutte le Aziende pian piano hanno cercato di trarre beneficio da questa rivoluzione che effettivamente riporta un reale ritorno energetico.

Scaduta la licenza di uso (all'epoca) esclusivo per il Brand tedesco, quasi tutti i principali Brands legati al Running hanno pian piano rivoluzionato i loro modelli storici introducendo unicamente le loro intersuole reattive e resistenti ai chilometri sicuramente di più dell'EVA degli anni 1990 - 2000.

Mizuno ha atteso l'anno 2019 per cambiare e non stravolgere il suo concetto di identità della scarpa legato principalmente al Wave, l'inimitabile inserto termoplastico elastico e reattivo che rende le scarpe uniche in fluidità nella corsa.

La Wave Sky 3, con l'introduzione della mescola ultra reattiva denominata XPOP a sandwich tra le intersuole U4ic e U4icX, ha inoltre modificato il design del Wave come di seguito sarà analizzato.

Il risultato è sorpredente e se il principale obiettivo era quello di alleggerire e rendere più reattiva la scarpa super ammortizzante della gamma Mizuno, senza stravolgere la sua fascia di utenza.

Già, perchè il concetto Wave Sky  è pensato per i corridori da lunghe distanze durante gli allenamenti giornalieri o di supporto ai neofiti della corsa con qualche difetto di appoggio che magari corrono eccessivamente di tallone o avampiede o runners in sovrappeso che cercano protezione e stabilità ad ogni passo, anche quello più incerto.

TOMAIA

Rinnovata in tutto e per tutto rispetto alla precedente versione, finalmente questa Mizuno Wave Sky 3 si presenta alla concorrenza con una tomaia leggera, iper traspirante, tutta in un unico pezzo e senza cuciture superflue.
Allineata alla moderna tendenza del mercato, con gli inserti sulla punta ormai "nascosti" all'interno della tomaia in materiale termoplastico, risulta come ormai è prassi indistruttibile anche se messa sotto pressione da centinaia di chilometri.
La tomaia l'ho molto apprezzata: morbida, high tech e tanto traspirante, ma non finisce qui.

Parte retrostante più "leggera" rispetto a Wave Sky 2
Il concetto di "Aerohug" presente nella Wave Sky 2 permetteva un avvolgimento della scarpa al collo piede, come un morbido abbraccio (da me interpretato).
Morbido in verità lo era e pure tanto e, pur senza opprimere eccessivamente il piede, la prima versione dell'Aerohug a mio parere è risultata fin troppo avvolgente.
Aerohug ritorna in questa nuova versione ben alleggerito, rivisto e finalmente ci siamo: la scarpa di impatto appare immediatamente leggera e più morbida.
L'elemento migliore appare infatti la linguetta davvero ben strutturata, leggera e molto soffice.

Finalmente tutto è stato ben dimensionato per una utenza, ricordiamolo, pensata anche per chi è in sovrappeso e vuole iniziare a correre con la massima protezione.

Io che sono un runner leggero, la trovo veramente comodissima in un campo, quello delle tomaie, dove Mizuno non mi ha mai deluso ed anzi ha tirato fuori novità sempre migliorate.

INTERSUOLA E NUOVO SISTEMA FOAM WAVE

Il concetto tradionale del Wave, tanto collaudato e continuamente migliorato, con la nuova Wave Sky 3 subìsce uno stavolgimento sostituendo la storica piattaforma rigida ed elastica in Pebax, con un polimero denominato "Mizuno Foam Wave", che cambia radicalmente l'impostazione di sovrapposizione di più polimeri plastici, evidente sia lateralmente che sotto la scarpa, lungo la suola.

Il sandwich di più polimeri plastici stavolta, a partire dal contatto con il piede verso la suola, è il seguente: U4ic, Foam Wave, XPOP, U4icX.

XPOP presente a tutta lunghezza e qui
visibile nella parte inferiore dal colore giallo
La rivoluzione vera e propria, che nel complesso migliora nettamente la risposta della scarpa (collocata in un ambito di peso superiore alla media) è determinata dal polimero XPOP, molto reattivo e di lunga durata, inframmezzato tra il tallone e l'arco plantare del piede.

Al confronto con il modello precedente di Wave Sky che aveva la tipica impostazione del Wave in Pebax a tutta lunghezza fino alla punta del piede e che rendeva la scarpa più alta, la nuova Sky 3 da maggiore sensazione di leggerezza, ammortizza più velocemente gli impatti al terreno e sparisce quella sensazione di annullamento degli urti con conseguente e immediato ritorno elastico, in alcuni casi un pò secco.

Con il nuovo sistema Foam Wave e XPOP, ho avvertito una minore ammortizzazione, ma la corsa è diventata più agile e fluida, più simile a modelli leggeri come Wave Rider o Wave Ultima (questa tra le mie scarpe giornaliere preferite).
E' evidente che i tecnici giapponesi hanno dovuto trovare un compromesso rinunciando ai vantaggi di una intersuola più alta e protettiva, ma di certo la protezione resta nel complesso elevatissima e la stabilità altrettanto, permettendo ad atleti veloci come me di commettere qualche errore di appoggio senza la ben che minima conseguenza.

Puoi poggiare male, magari di tallone per qualche passo in modo eccessivo, la nuova Sky non ti farà pagare lo sbaglio, anzi è ben stabile e reattiva da riportare l'andatura alla tua consueta.

Di conseguenza, la Mizuno Wave Sky 3 diventa una scarpa completamente nuova rispetto a ciò che era stato calzato prima.

Aggiungo, infine, che con l'inserimento a catalogo del recente modello denominato "Wave Skyrise", Mizuno dimostra di puntare fortemente a questo nuovo concetto presentando una scarpa di molto simile all'ammiraglia Wave Sky 3, importando tutte le principali novità su un modello comunque più alleggerito e pensato per una platea di runners più leggeri.
Anche la storica "Wave Horizon 4" (Stabile per iperpronatori) cambia pelle allineandosi al concetto di Foam Wave.

Ovviamente le intersuole ormai tradizionali, U4ic a primo impatto, e U4icX come ultimo strato collocato prima della suola che restituisce reattività ed ulteriore elasticità, dimostrano di lavorare tutti insieme all'unisono in maniera efficace.
E' evidente che il lavoro del team di biomeccanici giapponese ha lavorato parecchio tempo alla soluzione alternativa del Wave in materiale termoplastico in Pebax, ottenendo un risultato conforme alla filosofia "Smooth Running" ovverosia, Corsa Fluida.


SUOLA E PARTE INFERIORE ALLA SCARPA

Nuovo design della suola in gomma X10, molto durevole
Ovviamente il tanto lavoro profuso per modificare la struttura storica delle scarpe da Running Mizuno culmina con un design della parte inferiore che abbandona l'incavo del "Wave - Concept" unico nel panorama delle scarpe da corsa.
Apprezzando i molteplici vantaggi, il primo tra tutti di non accumulare lo sporco del fango appiccicoso o di non trovarsi incastrato in mezzo alla parte mediale della scarpa qualche sassolino, laddove si voglia andare a correre al parco cittadino vicino casa, la suola si presenta con un design del tutto rinnovato che si allinea alle scarpe di maggiore protezione della concorrenza.

Il tutto viene offerto in modo semplice ed efficace, mostrando esattamente dove si trova, ovvero esteso per tutta la lunghezza della calzatura, il polimero XPOP.
Di fatto, viene mostrata la "finestrella" aperta in zona mediale e lungo l'incavo longitudinale studiato per aumetare la flessibilità della scarpa, ma l'elemento dal colore giallo acceso è collocato medialmente per l'intera intersuola.

Di conseguenza, Mizuno si discosta dalla scelta proposta da diversi Brands di proporre l'intersuola di nuova concezione iper reattiva (rispetto al tradizionale EVA) come unica scelta, preferendo il mix già ampiamente spiegato di polimeri plastici, coniugando innovazione e tradizione insieme.

La suola, come sempre, garantisce una lunghissima durata con l'ultima versione dell'X10 della ormai nota gomma al carbonio che durerà più della calzatura stessa.
In questo modello era prevedibile trovare uno strato di X10 più spesso della media, pensato per i runners più pesanti.

CONCLUSIONI FINALI E TEST SU STRADA

La complessità dell'intersuola con il nuovo Foam Wave
In questi mesi dal ricevimento della scarpa, ho potuto utilizzarla in molteplici prove ed ovviamente non mi sono limitato alle sole uscite di fondo lento con ampio chilometraggio.
Mi sono spinto oltre collaudandola durante le sedute più intense come le ripetute in salita o i fartlek (per esempio 2 minuti forte ed 1 minuto di recupero con corsa lenta ripetuti più volte, spesso in salita), trovandola sorprendentemente più reattiva e "collaborativa" del previsto.

Durante un allenamento di ripetute di salite brevi (10 x 250m ripidi - recupero in discesa per ripartire) ha saputo restituire una buona spinta elastica permettendomi, in una evidente giornata "positiva" per me, di correre su ottimi standard al cronometro.

Del resto, allenamenti di questo tipo, così stressanti e veloci non potrebbero essere svolti o risulterebbero parecchio frustranti se utilizzi una scarpa troppo morbida o "molleggiante".
Ciò che lamentavo in passato correndo con una scarpa dall'intersuola iper reattiva di ultima generazione in unico pezzo, era di avvertire un forte senso di instabilità che si ripercuoteva nelle articolazioni (ginocchia, caviglia e persino bandelletta ileo - tibiale oltre che nervo sciatico).
La scelta di applicare un mix di intersuole diverse ha sicuramente azzerato questo problema di iper reattività legato all'intersuola nata dal colosso tedesco della chimica prima del 2010.

In realtà, anche se la prendi per mano, la soppesi e la osservi bene, l'evidenza è innegabile: è una scarpa dalla pianta ampia, che restituisce un senso di sicurezza per chi la calzerà, ma non ti immagini che sia comunque agile.

Può, quindi, un "lottatore di Sumo" essere rapido ed agile?
Beh, la risposta è si, perchè nella realtà il mix creato per l'intersuola restituisce ad ogni passo brillantezza e reattività, che compensano il peso comunque maggiore della media delle scarpe da Running della categoria "Massima Ammortizzazione" e non ci sono dubbi sul fatto che così com'è strutturata può durare tranquillamente oltre i 1.000 Km e ben oltre la media di durata della gran parte delle attuali scarpe da Running presenti sul mercato.

Quindi, ogni volta che ho voluto cambiare passo, ha sempre reagito con prontezza, laddove la Wave Sky 2 non riusciva.
Ideale per coprire lunghissime distanze, oltre i 30 Km e non trovarsi le gambe imballate o doloranti nel caso in cui si calzino scarpe troppo leggere per il proprio peso o il proprio passo (vedi una Wave Rider 23 o peggio ancora una Intermedia come Wave Shadow).

Non a caso negli ultimi mesi ho trovato la Wave Sky 3 la compagna ideale delle uscite mattutine quando il corpo è ancora addormentato e potrebbe rispondere male con un infortunio inaspettato.
Correndo molto di più su asfalto, ho potuto sfruttare le immense doti di protezione e qualche volta metterla ai piedi per prove più veloci come può essere un medio da quaranta minuti (con venti minuti di riscaldamento) oppure il sopra citato fartlek, oppure il fondo lento con progressione finale.

Sicuramente la rivoluzione della prima versione del nuovo Foam Wave è avviata, il pregio è aver trovato già subito un ottimo compromesso in termini di reattività e assorbimento degli impatti, e poco importa se si è ridotto leggermente il potere di ammortizzazione e dispersione a terra degli impatti.
Resta evidente che il Wave tradizionale non è stato affatto abbandonato ma tutt'ora è applicato in diversi storici modelli (Wave Rider in testa).

Mizuno Wave Sky 3 - Un importante cambiamento nei materiali pur mantenendo inalterata la tradizione tecnologica!

(Ringrazio Mizuno Italia ed il negozio Tecnica Sport Palermo per l'opportunità di recensire questa scarpa).

mercoledì 8 gennaio 2020

Anno Nuovo, Nuovi Obiettivi

In fondo devo dire "GRAZIE" a chi mi supporta
da quando ho iniziato la "nuova vita"...
Palermo, dicembre e gennaio 2020.

L'obiettivo fondamentalmente è: "sopravvivere", alla quotidianità, alle difficoltà di insieme familiari, del lavoro e di tutto...
Correre è diventata la prima attività della giornata, scendo ogni mattina presto, anche durante le festività (tranne qualche umana eccezione), ed ovviamente vengono a mancare nell'ordine:

1 - Lucidità mentale per affrontare con impegno alcuni allenamenti specifici che non possono essere affrontati con la dovuta calma
2 - La fretta di concludere tutto nel tempo prestabilito spesso mi porta ad affrontare gli specifici in posti non idonei
3 - Il raggiungimento di luoghi a me cari, fonte di grande stimolo e ben allenanti, è venuto a mancare e sento tanto la nostalgia dei bei tempi (per ora) andati in gruppo con gli amici di sempre
4 - Il freddo del mattino non aiuta a carburare velocemente ed i risultati non sono mai soddisfacenti.
Per fortuna il pericolo di infortunio è venuto meno grazie all'esperienza, ormai non parto più "a bomba" nei primi minuti, e preferisco prendere tutto il tempo che serve...
5 - Così facendo, mi trovo ad incontrare poca gente e tutta la forza della mia mente è l'unica ancora di salvezza per poter andare avanti; insieme ad essa, i continui stimoli sportivi e la forza di un gruppo sportivo (Monti Rossi Nicolosi) che ha obiettivi comuni.

Onestamente, correre al mattino non ha solo lati negativi, perchè non si incontra il pesante traffico cittadino, si respira un'aria sempre fresca che ti fa sentire bene ed apprezzi di più lo sforzo.
Che sia mattino presto o tardo pomeriggio durante l'inverno non cambia molto, si incorre nel buio pesto e onestamente è più incoraggiante affrontarlo al mattino che al pomeriggio, ti da un senso di minor oppressione.
Ultimo lato positivo, infine, è apprezzare molto da molto di più le uscite pomeridiane che ogni tanto riesco a fare, dove un solo raggio di sole che colpisce gli occhiali da sole mi da attimi di felicità!

Come già dimostrato in precedenza, se apparentemente tutto va male, il cronometro non mente mai e te ne torni in doccia con mille dubbi in testa, i riscontri in gara cambiano tutto.
Molte volte un cattivo allenamento è frutto dei malumori quotidiani che capitano non di rado, ma per fortuna (e da qui il motivo del perchè continuo a farlo), comunque vada, correre mi rende più sereno ed equilibrato e pronto ad affrontare anche un'ora di pianti (o capricci) ininterrotti.

La gara di giorno 05 gennaio a Palermo, denominata "Giocattolo in Corsa", ha portato in Città un evento già applicato altrove, a Roma per la precisione.La tassa di iscrizione per questa 10 Km circa in pieno Centro Città, su di un semplicissimo percorso di 2 Km da ripetere 5 volte, era di donare un giocattolo per i bambini meno fortunati dei nostri, forse troppo viziati al giorno d'oggi.
La partecipazione poteva essere maggiore ma le feste hanno
influito negativamente
Mi ero iscritto anche per la passeggiata non competitiva da "correre" con il bimbo che sarebbe partita subito dopo l'evento agonistico, ma il clima funestato da vento freddo e scrosci mattutini di pioggia ci aveva fatto desistere... peccato!

In un clima umano molto rilassato e festoso, con un modesto numero di partecipanti, siamo riusciti a correre senza ulteriori scrosci piovosi, avvenuti nell'ora precedente al via.
Strade lisce e scivolose, un pochino pericolose per via dei ben 10 giri di boa da affrontare in totale.

Con una certa sorpresa, vedo in blocco tutto il gruppo dei ragazzini competitivi allenati dal decano Prof. Liga (che per le sopra citate esigenze non mi ha potuto seguire più), schierati alla partenza.

Non conoscevo più i valori di ognuno di loro, per quanto mi riguarda, potevano essere cresciuti in modo esponenziale o essere reduci da infortunio e, come nel caso di un ragazzo appena ventenne di colore, S. Diakite, potevo solo intuirne le capacità.
Quel ragazzo ha un vero potenziale, ma come per tutte le attività, vanno allenate giorno dopo giorno.

Al via, mi ritrovo già il favorito con il pettorale numero 1 il che mi lusinga, ma dopo pochi metri mi trovo buttato dentro un'altra dimensione, quella della competizione con la gente e gli stimoli tornano quelli di un tempo, elettrizzanti!

Purtroppo non avendo grande lucidità, pur continuando a fare i giusti allenamenti veloci, mi trovo subito avanti a correre sui 3'20"-25"/Km ma senza fare tanto "rumore".
Tra l'altro non voglio scoppiare e preferisco correre il mio medio in maniera costante.

Ragazzo, la prossima volta corri contro il tempo, non contro l'avversario!
Ma è questo il punto: più di andare a 3'30"/km non riesco e dopo il primo giro mi ritrovo distante 5 metri il giovane ragazzo di origini somale che vive e studia qui a Palermo.
Probabilmente gli sono stati impartiti ordini di non tirare assolutamente e stare a distanza per farmi stancare ed attaccare nel finale.

Passano i chilometri, passano i giri e sto ragazzo me lo trovo sempre dietro, distante in modo "subdolo" quanto anomalo 2 o 3 metri.
Non è a fianco a me e nemmeno staccato dietro, ma sento che non respira affannosamente, il che mi basta per capire come andranno a finire le cose.
Potrei essere altrettanto subdolo e rallentare, ma non sono così stupido da capire che non avrebbe influito sul risultato finale: avrei perso lo stesso.

E così, dopo aver corso 4 giri - fotocopia, come previsto buon Soumalia parte esattamente sotto il gonfiabile dell'arrivo, con la freschezza dei suoi vent'anni e mi lascia sul posto.
Reagisco, questo è certo, ma nulla posso e comunque ciò mi permette di terminare l'ultimo giro con lo stesso tempo degli ultimi tre!

A vent'anni, riavvolgendo il nastro della mia vita, avrei attaccato venti volte in quegli otto chilometri, fino allo stremo delle forze, mentre invece nonostante la giovane età, questo ragazzo è stato molto saggio, ha saputo usare la testa ed ha ascoltato ciò che gli era stato suggerito (e ne sono convinto).
E' una gran dote, così come l'aver corso l'ultimo 2.000m sotto i 6'20", ma non ha molto da esultare in quanto ha comunque corso una 10 Km poco sotto i 35 minuti.
E' giovane ed ha ancora molto da lavorare se vuole scendere sotto i 32 minuti molto presto, ma ne ha pienamente le doti: è veramente ben muscolato!
Grazie a Matteo della Trinacria Palermo per
la Foto!
Per me, invece, aver chiuso i 10,2 Km circa in 35'20" è comunque un buon crono considerate le fatiche giornaliere.

Sono comunque contento, nonostante i (più di me) giovani di belle speranze continuano a perdersi per strada, trovare un ragazzo che sappia affrontare le gare come si deve mi rende felice.
Non è possibile che continuino a dominare in Sicilia gente come me (così male allenata per il momento) o come la Barbara Bennici che si allenavano ai tempi di Rachid Berradi che correva a Sydney 2000 nei folti gruppi di Aldo Siragusa, Gaspare Polizzi o Totò Liga.
Tutto sembra apparentemente congelato, ma i giovani continuano a latitare.

Forse si sottovaluta l'impatto che una passeggiata non competitiva può dare ad un bambino.
Del resto rimasi folgorato dalla Corsa sin dal primo giorno che un mio caro parente mi invitò per fargli compagnia...
Continuo ad essere ottimista: potrei correre un mille in 2'50" tutt'oggi se mi allenassi per un mese intero come sapevo fare prima, così come potrei tornare a correre in poco tempo intorno i 33 minuti, che sarebbe più lusinghiero...
E' una scommessa che potrei cogliere, ma questi tempi non torneranno più e mi tengo la mia attuale dimensione: testa bassa, allenamenti e vivere bene con me stesso.

Il prossimo obiettivo, quindi, sono i consueti cross invernali regionali che si terranno nella prima fase a Belpasso (CT): sarà una bella boccata di aria fresca (pur non essendo storicamente tagliato per le gare infangate)  per la mia mente riuscire ad essere ai nastri di partenza...

(Gli eventi ACSI sono sempre ben organizzati, per cui ringrazio Ferruccio, la ASD Pegaso per il pettorale numero 1, Fotomatti Trinacria, E. Riccobono e tutti i supporters quella domenica)

lunedì 2 dicembre 2019

Palermo Maratona - La più affascinante e forse la più dura al Mondo

In Copertina Palermo... Ma quanto sei bella?
(Foto di Toti Clemente)
Palermo, 17 novembre.

Si conclude quest'ultimo viaggio lungo 42 Km e 195m di lotte e voglia assoluta di farla, nonostante un guaio personale e le ordinarie vicissitudini familiari sempre più crescenti.
Da qualche giorno ho compiuto quarant'anni e se penso che 10 anni fa mi trovavo solo soletto a New York City a dimostrare al Mondo il mio valore nell'atletica, penso che da quel periodo ne ho fatto tanta di strada bella!

Nelle ultime settimane, non solo mi sono fatto male seriamente ad una spalla che ha impedito di allenarmi per una settimana, ma ho avuto a che fare con i vari malanni dei piccoli di casa, ragion per cui stavo per mollare l'idea di affrontare la grande avventura della Maratona.
Eppure, eccomi là ai nastri di partenza ad onorare un evento così bello e affascinante che mi ha rapito quando, appena compiuti 18 anni, portavo a termine la mia prima mezza maratona con l'entusiasmo del novellino, in 1h21' circa.

A quell'epoca si correva per "la Madonna", ovvero l'8 dicembre, e molto spesso capitava di imbattersi in edizioni fredde e piovose.
Si respirava aria di forte competizione, arrivavano gli atleti keniani del "Fila Team" conosciuti in tutto il Mondo (non era altro che un gruppo seguito a livello manageriale da una nota famiglia con sede a Brescia e supportata successivamente da altro brand), imparavo a respirare la puzza di canfora che solo gli atleti di colore spalmano ancora oggi, mi confrontavo con tutti i podisti siciliani che correvano forte ed in quegli anni le classifiche erano severe se non correvi sotto l'1h10' nella mezza.
Lo Start sotto un timido sole (D. Maniaci)
Ricordo che in quello che era il doppio giro della Città che attraversava il Parco della Favorita ed il Centro, per molte edizioni veniva a correre un atleta Russo che sapeva chiudere in 2h18' circa, che in quel percorso è di tutto rispetto.

Palermo come Città non si è mai potuta offrire tecnicamente per dare il miglior riscontro cronometrico e da alcuni anni, come ho raccontato, la scelta di allargare la corsa fin su Mondello ha aperto l'utenza in due: meglio un giro (quasi) unico che tocchi tutte le bellezze della Città penalizzando ulteriormente il risultato cronometrico, o lasciare tutto come era prima, con due (noiosissimi aggiungo io) giri identici dove il maratoneta al secondo giro resta abbandonato a se stesso?

La risposta appare scontata e quest'anno, nonostante l'obbligo della partenza dal Giardino Inglese, peraltro molto ben apprezzata dai vari turisti - runners stranieri e venuti da fuori Sicilia, l'organizzazione ha saputo tirare il meglio dalle difficoltà logistiche del percorso, rendendo apprezzabile ed emozionante l'evento fino all'ultimo metro.
Ma capirete perchè leggendo le mie impressioni.

Novembre è un mese strano a Palermo.
E' difficile incontrare il freddo vero, quello che a me personalmente aiuta parecchio a gestire la fatica.
Fino a venerdì c'era stata in Città un'afa anomala che mi faceva preoccupare non poco.
Domenica mattina, invece, sono arrivati dei nuvoloni autunnali con vento freddo alternato da spruzzi piovigginosi e un timido sole che mi hanno messo nelle condizioni ideali di affrontare una Maratona con uno spirito più positivo.
Del resto avevo preparato l'evento in tutta fretta con pochi chilometri ed un paio di uscite di poco più di due ore, seppur affrontate a forte ritmo, che non erano per nulla sufficienti a coprire l'intera distanza.

Sta per concludersi la prima mezza maratona con l'avversario Slovacco
che giungerà terzo (P. Carollo)
Come previsto dopo la Partenza avvenuta abbastanza puntualmente, i tre atleti keniani favoriti scappano via e con esso l'unica atleta di colore chiaramente favorita alla vigilia.
Oltre a loro, un runner belga (riconosciuto dai colori della maglia) ed il locale Mohamed Idrissi, iscritti alla Mezza Maratona che correvano da 1h10'.
Dopo di loro, il vuoto, ovvero il mio gruppo caratterizzato da cinque unità, me compreso.
C'erano dentro un paio di runners per la Mezza Maratona e tre maratoneti.

Questa volta il percorso parte diretto verso il Parco della Favorita su Mondello ed in men che non si dica il nostro modesto incedere sui 3'40"/Km supera gli avvallamenti del Parco e sgambetta per tre chilometri in discesa verso Mondello.
E con facilità estrema, il primo quarto ce lo mettevamo alle spalle.
Mondello era fredda, deserta, sono bastati quattro nuvoloni minacciosi a lasciare a casa molta gente.
Il mio obiettivo era comunque di idratarmi costantemente vista l'aria comunque umida, ma non c'era necessità impellente di farlo in modo puntuale.

I successivi tre chilometri tutti in salita mettono in difficoltà i runners della mezza maratona, ma non soffro particolarmente, è troppo presto per farlo!
Superata Villa Niscemi, ci aspetteranno diversi chilometri in leggero declivio a favore che mi consentono di rilassarmi e pensare solo alla pace del paesaggio.
Inizio a scorgere molta tifoseria straniera ed era evidente che si trattasse degli accompagnatori degli atleti in gara!

Lo scatto di Giusina Perna, la Cattedrale, il Liceo Vittorio Emanuele II ed
un runner con poche energie...
Su Via Libertà inizio a notare tanto pubblico festante e tanta, tantissima gente che incitava il mio nome, un'emozione indescrivibile, tant'è che ho tutto il tempo e la gioia di salutare e replicare con un sorriso o una veloce battuta.
Sto bene e sono contento.

Alla Mezza Maratona, completando il percorso esatto senza modifiche rispetto ai runners della sola 21K, passo in 1h19' circa e, abbandonati i compagni della Mezza Maratona, mi rimane incollato con enorme differenza di altezza e "biondezza", un runner slovacco capitato qui per fare visita alla Città che durante la gara l'ho scorto con la propria moglie/compagna e figlia.
Persone gentilissime che facevano il tifo anche per me!

Questo ragazzo è molto in gamba e sicuramente preparato, ma preso da una condizione euforica continuo del mio passo e riesco senza nessuna fatica a staccarlo di un centinaio di metri.
Al secondo passaggio il Parco della Favorita è vuoto, ma so benissimo che durerà poco.

La solitudine alle volte fa bene e ti aiuta a restare concentrati sull'obiettivo del momento.
La stessa dura per tutto il tratto ondulato che da sempre mi spezza le gambe e porta fino al semaforo di Pallavicino, in corrispondenza della discesa di Mondello.
Affrontato il giro di boa, praticamente si rientra nel percorso della Mezza Maratona dove posso correre in compagnia dei runners più lenti, turistici o adagiati.
Ma come penso sempre, l'importante per tutti è fare sport a qualunque ritmo o intensità.

Il lungagnone slovacco è sempre dietro staccato, forse di 150 metri, ma non molla.
Corso Vittorio Emanuele - Tento di scorgere l'avversario ancora "a distanza"
Penso di aver fatto un tratto di Favorita discreto, senza alcun calo di rendimento, così, mentre mi cimento a correre nuovamente in leggera discesa su Viale Diana e verso Via Libertà sono sui 28 Km e penso al muretto dei 30.
Nessun tentennamento.

In discesa tutto è facile e torna subito la gran tifoseria, fa molto bene al morale.
Passo di nuovo sotto gli archi dell'arrivo ed è circa il chilometro 34, poi 35 e 36, ormai manca poco.
Stavolta si passa per il Centro Città, abbastanza deserto per i suoi standard ed a breve affronto Corso Vittorio Emanuele che mostra tantissime bellezze Cittadine: i quattro Canti, la Cattedrale, arrivando fin dentro il Palazzo dei Normanni.

A quel punto mi trovo in difficoltà perchè da qualche chilometro non riesco più a ingranare e tutta quella salita, seppur non molto irta, diventa un muro da affrontare con passo pesante.
Inizio a pagare il poco tempo avuto a disposizione per completare gli allenamenti e non voglio cedere.
Qualcuno mi incita dicendomi che mi trovavo al terzo posto e quasi quasi non ci credo, ma era vero!

Entrato a Palazzo dei Normanni accade un evento spiacevole perchè quello che è rappresentato come uno dei passaggi più spettacolari dell'evento si trasforma per la mia corsa in una mezza tragedia. Essendo parecchio attardato rispetto ai primi atleti keniani, ma comunque il terzo in gara, trovo l'addetto alla vigilanza del percorso posto all'ingresso del Palazzo dei Normanni disattento e non riesce in tempo a sgombrare la via d'accesso da un gruppetto di turisti distratti.

La cinica indifferenza della gente al mio passaggio
(P. Sunseri)
Una volta entrato rapidamente all'ingresso, mi ritrovo di fronte un muro umano e, per evitare di finire addosso ad uno di loro, più lento o più distratto, stavo per scivolare per terra malamente nei lastroni di basolato viscidi per le piogge delle ultime ore.
Penso subito all'incidente avuto alla spalla nelle settimane scorse ma per fortuna miracolosamente mantengo l'equilibrio.
Il nervosismo era alle stelle e, uscito quasi illeso dal Palazzo, mi aspetta un chilometro circa di discesa per poi affrontare dell'altro saliscendi.

Mi dico molto seccato: "Adesso non la molli la terza posizione" e rilancio l'azione in preda ad un agonismo più acceso che mai.
La maggior parte delle volte scatta in me una forza inaspettata, è stato sempre il mio miglior pregio, ma stavolta ero davvero quasi arrivato a "riserva".

Ormai mancano poco più di due chilometri, via Roma completamente chiusa mi sembra una meraviglia troppo dispersiva ed ogni leggera pendenza mi fa male alle gambe.
Al ristoro del 40°, comunque in piena crisi (senza ancora saperlo), accetto un forte incitamento ed un bicchiere di Powerade che mi pizzica la gola.
L'esofago si restringe e smetto quasi di respirare, ansimando come mai fatto nella vita.
Era il prologo della crisi, mi pianto di botto e si spegne la Luce...

Il bravo runner biondo mi raggiunge e mi passa in un sol boccone, riceve i miei complimenti perchè è stato caparbio e si invola a conquistare la terza piazza.
A me resta l'ingresso in Via Libertà, una mezza doccia alle gambe (perchè mi hanno lanciato dell'acqua gelida ancora non lo so...) ed un traguardo così amaro che lo avrò in bocca per un bel pò.

Il mio arrivo comunque è un elogio a tutta la Città che organizza un
bellissimo evento da correre almeno una volta...
Quel podio poteva significare una bella rivalsa contro tutte le normali avversità della vita, un ringraziamento all'organizzazione sempre gentile che mi invita, un ringraziamento ai tantissimi supporters, agli sponsor locali e tecnici ed un merito ai tanti anni di atletica da runner integro quale sono ancora.

Non è arrivato, l'ho sfumato di poco e quel poco fa male.
Mi facevano male i piedi, evidente segnale che non avevo i chilometri giusti, ma la mia vita passa attraverso una fase delicata.
In tanti ormai conoscono il nuovo Filippo, conscio che è bello gareggiare ma anche prendendosela meno dalle sconfitte.

No, anche questa volta ci sarà da riflettere senza darmi troppe colpe, pensando ad un 2020 nel quale potrei inserirmi anche come parte attiva all'organizzazione di eventi podistici continuando a correre da discreto "papà atleta" quale sono diventato ormai stabilmente.

(Grazie al folto gruppo di fotografi professionisti presenti sul percorso, all'organizzazione tutta della Maratona di Palermo, alla gente che mi ha incitato ed a Sicilia Running)

sabato 2 novembre 2019

Acchianata di Santa Rosalia - Rocambolesca Vittoria

Se posso permettermi, Laura, che sta affrontando la dura preparazione
di Maratona, è stata molto brava!
Palermo, 27 ottobre.

E' chiaro che non posso muovermi dalla Città, altrimenti avrei programmato altri obiettivi, ma è davvero difficile rinunciare alla per me storica salita dell'Acchianata di Santa Rosalia.
Ricordo quando nel 2011 l'avevo vinta a mani basse quando la settimana dopo mi aspettavano i Campionati Italiani di Mezza Maratona a Cremona dove per un malaugurato problema respiratorio non riuscii a correre in 1h07'.

Ed anche quest'anno ad impegno fisico non scherzavo, solo che mi ero già fatto del male (come detto) la settimana prima alla Palermo International Half Marathon, finita abbastanza sulle ginocchia.
Dopo aver scaricato per tre giorni, provo infatti a correre 10 x 415m nel giro della Villetta (peraltro preso d'assalto da un mini branco di cani randagi, tanto per complicare le cose), procurandomi un leggero fastidio al flessore di una coscia, per fortuna risolto con un leggero massaggio ed ulteriore scarico.

Mi ero iscritto alla Epica salita da giorni e non volevo mancare assolutamente per nessuna ragione.
Negli ultimi giorni sentivo arricchire il cast di partecipanti, con la presenza di Dario Nicchitta, storico amatore di alto livello che correva forte ai miei esordi nel mondo podistico, ma sempre ben allenato e sempre ben tirato.
Aveva preparato con dovizia di particolari la gara e ciò mi preoccupava parecchio...

Al mattino della manifestazione, dietro di me passa ad iscriversi anche Giovanni Soffietto (come ampiamente raccontato sta sfoggiando un periodo di forma invidiabile per la sua età, mostrando doti di grande agilità, fondamentali in salita), che automaticamente diventava il grande favorito della corsa.

Mantenevo e mostravo parecchia calma, pensando che il più forte atleta partinicense non poteva conoscere le insidie della salita di Scala Vecchia che io conosco così bene da poterla correre per davvero bendato...
Quando conosci ogni curva e sai anche come affrontarla al meglio, probabilmente riesci anche a guadagnare solo per questo un secondo a tornante e non è poco!

Il via avviene alle ore 09:00 (ore 10:00 del vecchio ordinamento, quindi comunque clima caldo) ma per così pochi minuti di gara non temo ripercussioni fisiche.
Solo che quei minuti saranno più che intensi!

Al via parto subito in testa, eppure mi ero imposto di non farmi del male nel primo lungo rettilineo da 500 metri, ma nonostante ciò trovo un outsider avventuriero davanti e nessuno dei favori a fianco.
Proseguo del mio passo e so bene quando rilanciare.
La partenza come di consueto alle falde del Monte Pellegrino
I primi tornanti sono durissimi, ma come detto il gioco sta nel saper "arrotare" le curve e tengo molto bene, il fisico mi invita a reagire perchè tanto la giornata è quella giusta e probabilmente ho riposato bene per tutta la settimana.

Poco prima di metà gara (mezzarancio, dove si trova un piazzale da cui puoi ammirare un bellissimo scorcio della Città), si affronta il tratto più duro della salita e con la coda dell'occhio noto che il mio primo inseguitore è Soffietto ma è staccato di circa un tornante e mezzo, tantissimo secondo le mie previsioni.

Passando in 6'35" capisco che sono in giornata "Si" perchè quel parziale è forte, ma non da Personal Best (realizzato da giovane, in allenamento, 17'01") e inizio a gestire la gara che ormai è nelle mie mani.
Rallento un pò probabilmente ma se Nicchitta è out forse non c'è più bisogno di togliermi la vita.
Insisto un altro pò nell'ultimo quanto lunghissimo tratto e sono incoraggiato da alcuni noti tifosi venuti in bicicletta a seguire l'evento (runners, amici del podismo e comunque fan di Dario Nicchitta) che mi comunicano di essere in solitaria e con netto distacco.

La lunga corsa agli obelischi, dove di fatto termina la Scala Vecchia, mi vede sprintare per raccogliere il miglior parziale possibile, che è un buonissimo 17'59" visto le ultime uscite in allenamento.

La nota di riflessione viene da se, visto che sono ormai tanti mesi che sono costretto ad allenarmi da solo: quando sei in gruppo hai molti più stimoli e sei costretto a correre più forte e... ti diverti di più!

Subito dopo lo scollinamento, continuo a spingere, ma sono ben cosciente che la breve discesa successiva che porta in piazza al Santuario è molto ripida e scivolosa dalla leggera pioggia notturna.
Con moderazione, pigio l'acceleratore.
Adesso mi aspettano i gradini che portano alla piazzuola del Santuario e affronto la rampa (ovviamente) sul lato destro.
Al termine della sgambettata mi vedo costretto dal tracciato con i nastri rosso-bianchi ad attraversare la rampa metallica per disabili invece di vedermi la piazzuola libera dove avrei dovuto proseguire e, preso dalla foga capisco male e mi infilo dentro la Chiesa di Santa Rosalia.

Santa Rosalia mi perdonerà, ma a quel punto mi vedo perso, sconvolto ed entro nel panico.
Cerco una via di fuga perchè NON dovevo passare dalla chiesa, ma ero stato indotto a farlo da quella assurda rampa metallica.
Perdo almeno 40 secondi ed, uscendo, non vedo più Soffietto ma Dario Nicchitta che si trova davanti a me.
Nicchitta nella seconda parte della Scala Vecchia, non solo aveva recuperato Soffietto, ma aveva anche recuperato su di me portandosi a qualche manciata di secondi dietro.

Doveroso il podio con l'organizzazione al completo
Grido preso dal nervosismo e dalla stanchezza: "E' sbagliato, dove sei passato?" ed altre cose che non mi ricordo più.
Dario non so come abbia fatto e magari sarà stato più intuitivo di me, ma ha trovato il varco giusto ed ha attraversato regolarmente la piazzuola scendendo nella breve discesa a serpentina laterale, sulla sinistra.
Per poco scivolo nell'altra rampa metallica di uscita e mi lancio all'inseguimento.

Dario, con grande Fair Play, mostra di essere un vero Sportivo e rallenta leggermente per attendere il mio rientro: la gara riparte da zero all'imbocco della strada asfaltata lunga credo poco meno di mille metri che termina sul Belvedere con relativo arrivo della Corsa.
Ci chiariamo immediatamente, non ce l'avevo di certo con lui ma con delle segnalazioni poco chiare e sull'unico tratto piatto del lungo rettilineo di asfalto riparto all'attacco, slittando un pò per via dell'asfalto scivoloso.

Sono già molto stanco e affaticato, mi impegno al massimo perchè, non so come, ma (forse) sto vincendo e penso: "Ma dov'è Soffietto, forse è davanti?"
Ma stringo i denti e corro più forte che posso, in una continua smorfia di sofferenza.
Dimentico che gli ultimi trecento metri sono in leggera ma continua salita e non finiscono più.
Mi volto indietro e Nicchitta sembra essere a distanza di sicurezza, ma non mi basta perchè VOGLIO questa vittoria, che quasi stavo perdendo per una banale incomprensione.
Non posso rovinare una bella performance e forse me lo dico dentro di me, perchè da fuori ormai avevo dato tutto da tempo.

Non c'era tempo per controllare, ma nonostante la mia perdita di tempo l'unico che era avanti l'avevo superato con le forze residue e finalmente riesco a tagliare il traguardo e vincere accasciandomi sull'unica panchina presente nelle vicinanze.

Tempo finale, 24'53" e grande esultanza visto il periodo non dei migliori sportivamente parlando!

Volevo la vittoria quando a metà gara ho capito di potercela fare, ed ho trovato nuovo vigore e motivazioni nell'affrontare la nuova vita di padre, costretto ad allenarmi al buio del mattino.
Alle volte le gambe non girano e non riesco a fare specifici, ma ciò che importa è allenarsi e correre.

Adesso è il momento di affrontare la tradizionale Maratona di Palermo del prossimo 17 novembre con il percorso modificato, che ti porta ad affrontare nelle prime battute di gara la temibile Salita di Mondello.
Dovrò allungare gli allenamenti nel week-end ma è un evento che sta crescendo, merita tanto essere onorato, per la mia Società e per gli sponsors.

Anche se non pienamente preparato, sarà di grande stimolo per andare avanti...

(Ringrazio l'Acsi Sicilia Occidentale per le foto via Social)

giovedì 31 ottobre 2019

Palermo International Marathon - Sono Orgoglioso della mia Città!

Quando chiudi male c'è poco da raccontare...
Palermo, 20 ottobre.

Visto che ci metterò tanto ad arrivare (1h16'20" purtoppo il crono finale), parliamo della qualità organizzativa, da sempre criticata al Sud ed in particolare a Palermo: finalmente ho visto gente soddisfatta, al 100 per 100.
Lasciando perdere il percorso, che per molti atleti non è stato proprio "il massimo", criticando i lunghi rettilinei, caratteristici della corsa, un giro unico Andata e Ritorno (da e per) Mondello, vorrei sottolineare quanti visi soddisfatti e parole positive su questo Campionato Italiano di Mezza Maratona che ha visto al via diversi Campioni provenienti da tutta la Nazione.

La località di Mondello si presta ovviamente benissimo all'evento (ad ottobre puoi farti comodamente un bagno rinfrescante su un'acqua cristallina), l'ampio vialone dal punto di vista tecnico ha consentito una partenza perfetta e senza che atleti di un certo valore tecnico corressero rischi per la propria  incolumità.
Inoltre, le gabbie di ingresso in base ai tempi di partenza sono state collocate magistralmente e senza incappare in spiacevoli equivoci, così come il deposito documenti di riconoscimento e borse: tutto è filato via liscio.

Gli incroci, da sempre croce di questa maltrattata Città che potrebbe vivere di turismo, sport ed eventi, hanno sempre visto accalcati automobilisti inferociti che non possono aspettare per qualche minuto il passaggio degli atleti o ignorano gli avvisi alla viabilità dei giorni precedenti alla gara.
Questa volta, già dal mattino presto, la zona interessata alla gara era stata bloccata dai Vigili Urbani con grande solerzia, tant'è che io stesso ho dovuto imboccare strade alternative per raggiungere Mondello.
Non c'è stato nessun cenno alla negatività, bisognava mettere cuore, tanto fiato e tante gambe per raggiungere il traguardo, questa Mezza Maratona tecnicamente è stata da sempre molto difficile da concludere e decisamente inidonea a fare crono da primato personale.

Incoraggiato dalla frescura mattutina (cosa che ho avvertito in Città solo pochi giorni prima dell'evento), considerata la presenza di parecchi atleti di grande valore, ho accantonato le settimane irte di difficoltà, l'adattamento agli allenamenti del mattino presto, il poco riposo giornaliero e molto altro, concentrandomi sulle mie capacità mentali e su alcuni allenamenti terminati dignitosamente.

L'evento lo sentivo tanto e quando provo tanta tensione vado in bagno spesso.
Quindi è chiaro che ci tenessi a far bene, doveva vincere l'idea di correre "al riparo" oppure all'attacco?
Ho sentito quella fresca brezza delle ore 09:00 e non ho pensato più di tanto: attacchiamo!

Per la Monti Rossi Nicolosi, quasi al completo, volevo completare il tour di gare intenso di quest'anno (escluso il periodo di assenza per miei motivi personali di tutto luglio-agosto-settembre) con una bella gara, magari migliorando (visto il cast di atleti presenti) il crono comunque positivo di 1h14' alto dello scorso anno sullo stesso percorso.
Monti Rossi Nicolosi sarà il mio Team anche per il 2020!
Peraltro, questa gara concludeva il Circuito denominato "Running Sicily" che comprendeva le tappe della 10K di Cefalù, la 10K di Monreale, la 21K di Capo d'Orlando, con una speciale classifica conclusiva e cerimonia di premiazione che si terrà più avanti nel finire dell'anno.

Alla partenza non credo di aver tirato fuori una fucilata ma la Salita di Mondello che terminava quasi al quarto chilometro di gara (pensateci, escluso circa il primo chilometro rettilineo, è davvero tanto correre quasi 3 chilometri di pura salita all'inizio di una gara!) l'ho affrontata bene proprio perchè l'aria era ancora molto fresca.

Purtroppo, sotto la fitta boscaglia non si avvertiva il calore dei raggi solari che incrementava continuamente...
Lungo il viale Diana (in pieno parco), si distinguevano più avanti parecchi atleti: accanto a me l'amico Tito Tiberti, autorizzato a seguire la corsa in bicicletta, teneva il ritmo alla sua atleta della Free Zone Brescia sull'altro lato della carreggiata (quindi senza MAI avvantaggiarla) e fino a quel momento sorpassare le donne di slancio non era stato un grande problema.

Del resto tenevo bene il gruppetto che seguivo, mentre quello con cui avevo scollinato era troppo veloce e l'avevo lasciato scorrere ancor prima all'ingresso di Villa Niscemi.
Quel gruppo avrebbe chiuso in 1h10'00", notevole per la giornata e la difficoltà altimetrica del percorso.

Come sopra detto, i rettilinei, seppur criticati da alcuni atleti venuti da fuori, sono la caratteristica principale della corsa e si distinguono per la loro varietà: all'interno del Parco, con a fianco la boscaglia sono una favola, invece una volta entrati in Via Libertà sei dentro il Centro della Città e ti dirigi fino a Piazza Politeama, il tutto su di una strada storica e ben curata della Città, che personalmente mi sta a cuore.

Purtroppo il caldo inizia a farsi sentire e la canottiera non mente mai.
I primi chilometri erano incoraggianti
Sono costretto a bere il più possibile per non restare disidratato e inizio a perdere qualche posizione, ma nulla di grave.
Fino al Politeama, quindi al chilometro 11 che caratterizza il giro di boa e ritorno verso Mondello attraverso circa lo stesso percorso, riesco a correre bene, ma inizio ad avvertire un cedimento.

Il tratto di ritorno è in leggera ma costante salita e devo dire fino all'ingresso del Parco potevo ancora dire di stare bene, ma una volta che (guarda caso) mi passano gli atleti locali Soffietto e Abbate con irrisoria facilità, inzio a pensare che la già alta temperatura dovrò pagarla con gli interessi.

Ho un paio di donne la davanti.
Faccio grande fatica a passarle e ci riesco, ma una volta entrato nuovamente sulla strada principale del Parco della Favorita in continua pendenza e spacca-gambe, cedo lentamente, chilometro dopo chilometro.
Gli uomini mi sorpassano, le donne restano alla stessa distanza, c'è qualcosa che non va!

Avverto un gran caldo e tante volte in allenamento le mie capacità sono crollate miseramente sotto il peso del sudore.
Qui c'è solo da stringere i denti perchè mancano appena cinque chilometri!

Una volta superata l'ultima avversità altimetrica, mi dovrei preparare alla grande discesa, praticamente per quattro chilometri fino all'arrivo, ma non riesco a far proprio nulla per cambiare le cose.
Eppure sto dando il massimo, ma ripenso alle notti insonni, agli immensi sacrifici fatti ed al motivo dell'essere qui ancora in lotta ed in competizione.

Non nascondo di essere sorpassato da dietro da una ragazza della Corradini in gamba, probabilmente correva in 3'40"/45" ma almeno era da sprone.
Fino a che ero sotto la frescura (umida) degli alberi mi ero salvato, ma una volta arrivato a tiro di schioppo su Mondello, in Piazza Valdesi esposta ai raggi solari, mi sono definitivamente cotto.

Manca un ultimo impegnativo (quando stai così male, altrimenti sarebbe stato esaltante) chilometro e mi passa prima Michele Merenda (Cagliari Marathon Club) e sul finale il bravo Taras mi soffia il gradino più basso del podio di categoria M40...
Giornata afosa ed in quel caso soccombo vista
la preparazione incerta
Che delusione, soltanto 1h16'20" e piegato in due dall'afa e dalla fatica...

Ormai sono circa 5 anni (da quando mi sono spostato in altra parte della Città per abitare) che non riesco a reggere il caldo e men che meno le insidie del traffico intenso di quella zona.
Alle volte ho odiato la corsa ma solo per il fatto stesso che vedere la gente correre in Viale Regione Siciliana o Viale Michelangelo (pensate una strada molto trafficata con poco verde e molto cemento... di questo sto parlando!) mi ha sempre fatto accapponare la pelle...

Il caldo eccessivo mi ha portato molto spesso alla resa o addirittura a farmi male d'estate.
Ho dovuto ridurre gli allenamenti, in termini di chilometri ed intensità e magari oggi sono più preparato per una 10K tirata che per una 21K, e domenica 20 ottobre si è visto tutto.
Il concetto Maratona - tirata vale lo stesso, ma se la prendi con molta calma, ecco che esce sempre quel 2h35'-37' che mi lascia in quella dimensione di apparente felicità...

Oggi sono questo e onestamente non posso proprio lametarmi perchè ho ancora tanto e chi mi apprezza non lo fa per gratuità.
Vorrei dare di più perchè so che il fisico me lo consente, ma se stringo i denti forse potrà accadere nuovamente.

Sono caduto per l'ennesima volta, come tante, tantissime i primi anni di atletica quando non vi erano i Social Network, e sono pronto a cambiare pelle per continuare il più possibile a correre e vivere le competizioni.

Grazie Running Sicily, ci vediamo alle premiazioni finali!

(Grazie Sicilia Running per le foto)

martedì 15 ottobre 2019

No, mi dispiace, non voglio mollare

Stringi i denti se devi, ma ogni giorno concludi l'allenamento prefissato.
Palermo, luglio-agosto-settembre.

Un giorno qualcuno di importante per me nella vita rileggerà tutte le mie memorie sportive, ne sono certo.
Questo titolo lo dedico a loro che mi hanno fatto crescere ed a me, che nonostante tanti fattori avversi, continuo a credere in questo sport.
Non potrò tornare ai livelli di un tempo, spesso immagino cosa sarei capace di fare se tornassi ad essere un atleta "Full Immersion" e credo potrei tornare a correre sotto le 2h30' in maratona, penso di aver la voglia di caricare le gambe di così tanti chilometri, ma non so esattamente se riuscirei a non infortunarmi rapidamente, seppur oggi mi reputo fortunato a correre per un ottimo brand di scarpe da Running.
L'età non mente sul fisico e allenarsi due volte, con tutto il riposo e le cure del mondo, non consentirebbe di avere tali garanzie.
Ma se vado avanti è per me stesso ed oggi non devo dire grazie a nessuno, ma solo alla mia volontà.

In tanti si sarebbero arresi, si sarebbero fermati, e forse è meglio pensare al futuro prossimo.
Potrei allenare, sarei pronto, ma oggi non ho il tempo a disposizione per seguire con serietà e passione un corso di allenatore.
E allora, conviene continuare a correre, ad allenarsi quando fa caldo da morire o quando farà talmente freddo e buio da pensare di mollare, ma forse oggi temo più il caldo che il freddo.

Sono nauseato di correre ad ora di pranzo e buttarmi dentro il Parco, di provare a fare ripetute e "morire" a metà allenamento.
Di cedere prima fisicamente e poi mentalmente, di avere quasi stampato sul viso il logo dei miei occhiali da sole.
Inutile raccontare lo schema allenante, molte volte quei tempi sono ridicoli e chi vuole può chiedermi il contatto su Strava, ma i risultati li pubblico solo quando sincronizzo l'orologio GPS e non lo indosso tutti i giorni per non averne dipendenza.

Alle volte ho corso il lungo così lentamente che mi chiedo a cosa possa servire, del resto dopo alcune notti insonni o dopo un allenamento tirato del pomeriggio precedente non è facile correre in maniera fluida alle 05:45...
Oppure mi sono ritrovato a fare ripetute sotto il picco del sole e prendere sonore sberle.
Ovviamente mi idrato in modo tale da non avvertire sete durante le ripetute e cerco il più possibile di correre sotto gli alberi approfittando del fatto che la Pista dello Stadio delle Palme è ancora chiusa ma mentre sto scrivendo la colata di "Sportflex" è stata data finalmente!
Partenza molto tranquilla!
Quindi niente più ripetute in Villetta ma praticamente l'estate l'ho passata in Campestre o al Piazzale dei Matrimoni o nel famoso "Boschetto" del Prof. Liga, dove quel chilometro (o quasi) è un giro che fa tanto male alle gambe.

Le salite le ho corse spesso ma con oltre trenta gradi non rendo proprio e via con il "giù di morale", i bei tempi in cui scendevo alle sette di sera a fare lo specifico sono estinti.
Ci sono stati momenti in cui ho corso le ripetute di 400m peggiori di circa 6"-8" del normale e non capire il perchè, eppure non mi sono mai fermato, non ho mollato e non ho mai pensato di farlo.
Sono convinto che anche se con scarsi riscontri cronometrici, correre faccia sempre bene, alla mente più che al fisico.
Il tempo mi darà ragione prima o poi...

Ultimamente corro presto diversi giorni a settimana.
C'è sicuramente meno caldo del pomeriggio, meno frastuono e meno inquinamento, ma ti senti tanto solo e insicuro.
Temi sempre di farti male al decimo passo di corsa, per cui parto molto piano.

Le ripetute è impossibile correrle al mattino, non riesco ancora per i miei ritmi ideali, ma presto di dovrò provare, per forza.

Tutto questo per non arrecare danno e disagio a nessuno, per seguire una bellissima passione che vivo dentro e sperare prima o poi di correre in compagnia di qualcuno, perchè da quando il Signore ha istituito il sabato pomeriggio, fare un bell'allenamento di gruppo, magari tirato e magari in salita, l'ho visto sempre come il miglior modo di concludere la settimana.

Detto ciò, finalmente riesco a trovare una domenica (29 settembre) possibilmente serena per indossare nuovamente la canotta da gara.
Palermo, con una location a me nota, una gara con partenza dallo Stadio delle Palme (per ora chiuso per lavori di ristrutturazione) e giro di boa alla Palazzina Cinese, su un percorso da ripetere due volte per un totale di 10 chilometri esatti, perfetto!

La partenza, a ora tarda, intorno le 10:00 circa, presagiva tanto caldo e afa e così è stato.
Temevo di affossare, ma evidentemente tutti gli allenamenti intensivi e conclusi qualcosa di buono lo hanno fatto.
Con mia sorpresa, visto che si trattava di un semplice campionato provinciale, trovo al via il redivivo Giovanni Soffietto, partinicense.
Pur essendo un runner noto da qualche decade, ultimamente è tornato a sorprendere tutti.
E' tornato a correre benissimo da maggio scorso e tra l'altro in una gara ad eliminazione è giunto al secondo posto soltanto dietro un ragazzo giovane ottocentista da circa 1'58".
Ed è un M45.

Proprio a maggio scorso, in occasione della 10 Km di Monreale, avevo subito una sonora sconfitta per mano sua, adesso lo temevo.

Lui è solito partire fortissimo, lo faceva anche quando non era in buone condizioni di forma, tant'è che ero già pronto a mollare la presa dal primo chilometro, se avesse tirato fuori un 3 minuti netti.

Podio M45
Invece, subito dopo il via, me lo ritrovo dietro e molto guardingo.
Solo verso la fine del primo chilometro mette il naso avanti e si mette a tirare, ma i suoi consueti strappi sono delle carezze paragonate a certe sue perfomance viste.

Capisco in breve tempo che non è in grande giornata o forse è molto carico in vista di appuntamenti più importanti per lui: va troppo regolare per essere Giovanni Soffietto.
Mi tengo guardingo per tutto il primo giro, studio il punto di attacco e spero piuttosto che il caldo non mi faccia crollare.
Lo lascio tirare.
Nel tratto in discesa che porta da Viale Diana (Favorita) verso lo Stadio, si corre comunque intorno i 3'15"/Km, di sicuro non si va piano e le mie gambe girano sorprendetemente bene.

Come potevo aspettarmelo, all'inizio del secondo giro, in salita, Soffietto rompe gli indugi e attacca deciso.
Gli sto attaccato, e quando molla la presa, provo a contrattaccarlo, ma non sono lucido abbastanza per fare la differenza.
Bene, ci ho provato, non penso minimamente che le lunghe nottate ed il poco riposo influenzino la forza dei miei attacchi.

In discesa verso la Palazzina Cinese tratteniamo le veemenze, successivamente nel tratto di ritorno, in salita, Soffietto attacca dove l'avrei fatto anch'io e non mi sorprende.
Piuttosto, inizio a pensare di scatenare l'attacco "all in" dove in genere faccio anche male a me stesso per quanto impegno ci metto: è come affrontare un mille finale dopo le salite.

Decido che il momento giusto è esattamente al nono chilometro, peraltro in discesa, e con tutta la rabbia agonistica che ho parto all'attacco, quello decisivo.
Ma Soffietto dietro c'è e ci resta.
Affrontiamo la curva che porta alla Villetta e tiro con decisione, si viaggia intorno i 3'05" e di più non riesco a fare al momento.
Soffietto con grande lucidità contrattacca con grande scioltezza, mentre invece io corro sempre più indurito.

Il mio obiettivo di giornata è perdere meno terreno possibile di lì al traguardo ormai imminente: ormai ho perso la gara ed è stato bravo lui.
Arriverò dietro di otto secondi, quel margine che avrà consentito al vincitore di correre sotto i tre minuti l'ultimo chilometro, scatenato dal sottoscritto.

Su di un percorso molto scorrevole ma decisamente sali-scendi (leggero) con alte temperature abbiamo corso intorno i 3'25"/Km sui 10 Km che al momento può starmi stretto ma con la lucidità degli ultimi mesi passati, è un buon risultato che ripaga le tante uscite amare e aride.

Bene così e pazienza, sarà per la prossima volta, quando farà ancora più buio, forse più freddo e forse sarò mentalmente ancora più forte...

(Grazie Sicilia Running per le foto, ci vediamo alla Mondello... Palermo Half!)

venerdì 16 agosto 2019

Luglio, Agosto un vero running calvario...

Monti Rossi Nicolosi al Completo :-)
Negli  ultimi tempi ripenso a qualche tempo fa, magari lontano dieci anni, a quando il running faceva parte esclusiva del resto delle mie attività di svago: impegno serio ma grande valvola di sfogo, valore importante, spinto da impegni agonistici di un certo livello.

L'estate ha rappresentato una gran bella gatta da pelare per me: abnorme quantità di sudorazione, rischio costante alla disidratazione, necessità di maggiore riposo e integrazione di liquidi oltre che di sali minerali, eppure riuscivo sempre a fare centro negli appuntamenti autunnali.

Oggi mi chiedo come riuscissi a preparare le mie Maratone di Carpi a quelle medie di 3'20" - 3'23" circa al chilometro che puntualmente mi vedevano incrementare il volume di lavoro, abbandonando le ripetute in pista, in pieno agosto...
E successivamente seguiva la "rifinitura" per i fortunati appuntamenti in Nord America... non a caso il gruppo del CUS Palermo con cui sono allenato in quegli anni mi definiva "d'acciaio"...

Oggi potrei riuscire, forse in parte, ma servirebbe a tanta dedizione, tanto tempo e le tempistiche corrette.
Scendevo a correre quando era giusto, normalmente dopo le 19:00 in modo tale da non farmi investire dai violenti raggi solari presenti a Palermo e comunque riuscivo ad avere il ritmo e le forze necessarie ad alzarmi presto al mattino, intorno alle 06:00, correre il primo lunghetto della giornata con l'aria fresca del Parco e dopo una veloce colazione, andare a lavoro per le 08:00.

Avevo sicuramente più energie, fisiche e mentali, per anni l'ho fatto, eppure non mi do pace nonostante la mia vita sia palesemente cambiata.

Niente più orari perfetti, ormai corro quando capita e spesso sotto il sole... solo il Parco può placare l'aria infuocata con l'immancabile bottiglietta d'acqua e sali.
Ancora non mi do mai per vinto: se c'è da fare ripetute, quelle verranno fatte, anche sullo sterrato del boschetto.
In questi mesi l'adorato Stadio di Atletica Vito Schifani è in fase di restyling da parte del Comune di Palermo e resta chiuso alla pubblica utenza.
Si spera possa essere restituito agli atleti bello come non mai, con il fondo rifatto e, con l'emozione nel cuore, vedere tanti nuovi giovani cercare di far crescere i loro sogni e speranze.

Il mese di Luglio rappresentava l'inizio della difficoltà, ma comunque ho ottenuto sempre ottimi rendimenti che man mano si placavano in Agosto.
Nulla mi fermava nonostante avessi le scarpe pesantissime zuppe di sudore, tutti i giorni, senza mai un rallentamento... che ricordi!
Oggi, purtroppo, le cose non vanno più in questa direzione.
Purtroppo, da quando ad inizio Luglio le temperature sono aumentate fin oltre i 30°C - 35°C costanti, le mie seppur discrete medie sono crollate definitivamente.
Le ultime gare lo avevano già testimoniato, Monreale aveva suonato il primo brutto campanello di allarme: sentirmi svuotato senza un perchè non è da me, ma sapevo già la risposta...

Ogni sera mi addormento sfinito e quando esco a correre corro piano sperando che mi serva da riposo per le gambe e l'organismo.
Ma nulla, ormai sono settimane (esattamente da inizio luglio) che quando mi alzo mi sento già stanco, ed è inizio giornata.
Purtroppo devo ammetterlo, sono i primi limiti dell'età che avanza dove, invece di curarmi e dedicarmi alle buone e sane abitudini fisiche, non mi risparmio per le giuste esigenze familiari.

Il mese di luglio era iniziato come si era chiuso giugno, con una sonora sconfitta che fa male al morale.
Prima del via con accanto i due protagonisti, Agnello (284) e Terrasi
Quella che seguirà non è una lamentela ma la giusta cronaca di chi non si da mai per vinto ma in quel caso aveva perso la battaglia con il duro pavimento!

Ci tenevo a correre a Nicolosi, per l'occasione dei festeggiamenti del Santo Patrono Antonio Abate, ricadenti il 05 luglio e comunque sotto il cielo dell'organizzazione della mia Società sportiva, la Monti Rossi.

Mi accingo a guidare sulle roventi strade siciliane già dalle prime ore del mattino di quella giornata ed affronto una prima parte molto complessa con alcune soste programmate che si protaggono quando il piccolino di casa fa tanti capricci.
Le sue infinite energie mi fanno auspicare che amerà gli sport di fatica, lui adora correre, ma ovviamente tutto questo non è affatto riposante!

Nonostante avessimo trovato un appartamento per la notte proprio sotto il percorso di gara, programmato gli orari di cena/spuntino (la corsa si teneva alle ore 21:30 circa), poco prima di iniziare il riscaldamento, ero sdraiato sul pavimento in cerca di un momento di tregua e riposo...
Era segno che il mio corpo avesse poco interesse a gareggiare e già temevo un'atroce sofferenza...

Così in effetti, quando allo start partono i grandi favoriti, Agnello e Terrasi a sbaragliare la concorrenza, con Liuzzo in grande spolvero a tentare di tenerli per qualche giro dei dieci previsti, non riesco nemmeno a tenere un abbordabile passo tenuto dal 4° e 5° che man mano si allontanavano...
Non avevo mordente, quella forza che fuoriesce da una vita di gare quando indosso un pettorale e fa cambiare le cose, che rendono diverso un banale allenamento da una gara in lotta per una posizione, per la conquista di un qualsivoglia premio.

Adagiato su quella posizione, da lontano mi raggiunge uno junior che, a metà gara, mi passa quasi a doppia velocità, e scendo alla 7° posizione.
Finalmente reagisco con delle forse non mie e provo a non farmi staccare, forse il ragazzo subisce il peso della sua stessa rimonta e così, a due giri dal termine lo raggiungo e, stupidamente, rilancio l'azione con forza.
Poichè si trattava delle ultimissime forze di giornata, considerata la difficoltà del percorso ed i circa 800 metri di quota, al termine della salitella dove ho provato ad infierire sul giovane avversario, peraltro tifatissimo da altri teen-agers, cedo solidamente lasciandolo scappare via per gli ultimi chilometri finali.
Doppiato da Agnello (il vincitore per pochi secondi) e Terrasi, torno in appartamento esaurito, un pò arrabbiato e afflitto da una grande fatica.

Vorrei tornare subito a gareggiare, ma preferisco ricostruire quanto perso negli ultimi tempi.

Lavorare sulla resistenza muscolare, specie in questo periodo delicato, aiuta a prevenire infortuni da stress e riduce fastidiosi problemi tendinei che negli ultimi anni sono sopraggiunti.

Ho ricominciato da questo ciclo costruttivo di lavoro, con la conclusione che la sera ero sempre più stanco, distrutto e soddisfatto di vedere un volto sorridente per aver giocato fino al termine della serata, per ricominciare il giorno successivo e l'altro ancora...

Avrei voluto gareggiare nelle ultime settimane, ma impegni più importanti hanno preso il sopravvento e, ironia della vita, sono passato da estati piene di gare (anche due - tre nelle settimane di agosto) a quasi nulla, probabilmente.
Solo la speranza di risollevarmi, seguendo un programma di allenamenti semplice e mirato alle distanze di 10 Km, ad evitare gli infortuni (cosa che ormai mi riesce agevolmente da oltre quattro anni) ed a ritrovare un pò di velocità perduta da quando è iniziata questa lunghissima estate che temo finirà ad inizio ottobre.

Proprio domenica 04 agosto volevo correre, avevo l'imbarazzo della scelta: tra Cefalù al mattino o Partinico al pomeriggio, entrambe le gare mosse da sentimenti di amicizia e quindi senza ambire ad alcun premio, ma non è stato possibile parteciparvi.
Nel tardo pomeriggio ho corso la mia gara personale: ho scelto la cronoscalata di Monte Pellegrino da Villa Igea al Santuario su strada: ho un 32'50" circa di personale (in condizioni ottimali ricordo), ormai svilluppato quel decennio addietro.
Fasi finali, un tentativo stoico di rimonta

Ebbene, nonostante avessi tentato il tutto e per tutto e sentissi le gambe quantomeno girare senza mai imballarsi, ho accusato costante distacco in ogni intermedio (l'inizio salita è stata alquanto lenta e prima di ingranare ho perso molta strada) fino ad arrivare in cima in 37'00", stanco, sudatissimo e soddisfatto: che mi importa, avevo dato tutto e per me arrivare lassù in cima, dove ritrovi gare, allenamenti ed una vita di ricordi...
Adoro quella salita, la rifarei migliaia di volte ancora, tutto l'anno e confesso di averla affrontata nei momenti più importanti della mia vita personale.

Oggi mi mancano gli allenamenti in compagnia e lo stimolo che ne deriva, in tanti oggi per questo motivo non trovando nuovi stimoli ad allenarsi da soli avrebbero già mollato da tempo.
Ho iniziato a correre e soffrire duri allenamenti da solo, quindi non è essenziale la compagnia, ma negli anni ho capito che si progredisce rapidamente con il lavoro di gruppo, esaltando insieme le singole doti di ogni runner.

Oggi cercherei la maggiore inesperienza e la gioventù come stimolo per cercare di migliorare, offrendo tanta saggezza tattica e tanta aggressività agonistica che, nonostante tutto ancora provo dentro.

Mi piacerebbe continuare a correre ancora per altro tempo, eppure il destino appare incerto...

NEW YORK CITY MARATHON 2010 (Foto Podisti.net)

NEW YORK CITY MARATHON 2010 (Foto Podisti.net)
PRONTI A PARTIRE...